mercoledì 8 luglio 2015

Visita di Mons. Shomali all'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Sassari

Mons. Shomali
Domenica 18 gennaio, Mons. William Shomali, Vicario Patriarcale per Gerusalemme, ha fatto visita, presso la parrocchia di San Giuseppe, alla Delegazione di Sassari dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. L'evento è nato come appendice del convegno internazionale “Dialogando” tenutosi nei giorni precedenti a Sassari e Stintino, che ha visto l'OESSG tra gli organizzatori. Il Preside della Sezione Sardegna Nord; Sebastiano Casu, durante l'intervento di chiusura dei lavori si è detto “soddisfatto ed onorato di aver avuto la possibilità di organizzare un evento di questa portata, emozionante e a tratti sorprendente nel contenuto”. 

Ad aprire la giornata una partecipatissima Celebrazione Eucaristica, in conclusione della quale il Luogotenente per l'Italia Sardegna, Efisio Aste, prima di recitare con i presenti la “Preghiera del Cavaliere e della Dama”, ha espresso l'auspicio che possano arrivare presto giorni di pace per il Medio Oriente tutto e per la Terra Santa in particolare. Dopo la Santa Messa Mons. Shomali ha benedetto la Sede di Sassari dell'Ordine e si è tenuto un incontro di approfondimento sulle tematiche che interessano la Terra Santa e il dialogo interreligioso, argomento sempre attuale ma ancor di più in questo delicato periodo di tensioni internazionali. 

Il Delegato di Sassari, Leonardo Tilocca, durante l'introduzione e la presentazione di Mons. Shomali, ha sottolineato le origini del Vicario del Patriarca, riconducibili a quei pastori che per primi sono andati a far visita al bambino Gesù appena nato. Lo stesso Delegato ha consegnato nelle mani dell'ospite un omaggio pervenuto dal Sindaco di Sassari, Nicola Sanna, accompagnato da un messaggio di caloroso benvenuto a nome della città tutta.

Durante l'incontro, impostato da Mons. Shomali come un dialogo con i presenti e non come una conferenza, sono emersi molti aspetti rilevanti, come l'investimento strategico che il Patriarcato Latino fa sulla costruzione e gestione di scuole, vero e proprio laboratorio ecumenico. “Nelle nostre scuole più della metà sono studenti musulmani – racconta Mons. Shomali – e noi vogliamo questo fortemente, perchè a scuola si fa il dialogo interreligioso più profondo. Sono importanti i convegni ma quando studenti cristiani e musulmani vivono per dodici anni difficoltà e gioie fianco a fianco, restano amici per la vita. Noi non vogliamo – prosegue – che la comunità cristiana resti isolata in un ghetto, deve partecipare alla vita del territorio. Grazie al sostegno di Cavalieri e Dame di tutto il mondo al Patriarcato Latino, pur rappresentando i cristiani solo il 2% della popolazione in Terra Santa, abbiamo un impatto pari al 20% e questo ci viene riconosciuto da tutti indistintamente”. 

A fornire uno spaccato di convivenza tra cristiani e musulmani è Abuna Hanna (Giovanni, lo presenta Mons. Shomali, suo accompagnatore) sacerdote di un paese nel quale dice “siamo metà cristiani e metà musulmani. Viviamo insieme da anni e anni senza problemi. Per Natale, ortodossi e cattolici si radunano nell'aula della parrocchia cattolica e i musulmani la mattina vengono a portare i loro auguri e lo stesso facciamo noi con loro quando è la loro festa. Quando muore un cristiano loro vengono al funerale e così noi quando a mancare è un musulmano. Ci sono tantissimi esempi che posso fare di collaborazione e convivenza generosa. Noi non siamo perseguitati, la nostra vita è resa difficile a causa dell'occupazione israeliana.” 

Don Mario Cornioli, sacerdote italiano in missione in Terra Santa e membro della Segreteria del Patriarca, sottolinea la scarsa qualità delle informazioni che spesso arrivano fino a noi: “Molto spesso accendo la tv o apro un giornale e leggo delle cose. Poi apro la finestra della canonica e lo scenario che mi appare è completamente l'opposto”. Il dialogo, arricchito dalle numerose domande dei presenti, ha avuto anche momenti di estrema attualità, si è parlato di Isis, terrorismo, delle cronache di questi giorni tra Nigeria e Europa, a proposito delle quali Mons. Shomali sottolinea l'equivoco in cui i terroristi cadono associando l'occidente al Cristianesimo, ignorando ad esempio il tentativo che Giovanni Paolo II fece di dissuadere Bush quando questi voleva attaccare l'Iraq e rimandando infine ad una rilettura dell'Apocalisse, sottolineando la disumanità dell'azione terroristica e ricordando che però il Maligno non vincerà. In chiusura Mons. Giancarlo Zichi, Priore della Delegazione di Sassari dell'Ordine, il cui apporto è stato decisivo al fine della buona riuscita dell'evento, ha ringraziato a nome di tutti Mons. Shomali e i suoi accompagnatori, rivolgendo loro un affettuoso “arrivederci”.


L'ORDINE DEL SANTO SEPOLCRO A SASSARI 

Circa 30.000 distribuiti in tutto il mondo, i Cavalieri e le Dame dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, vivono la loro attività in osservanza delle due finalità dell'Ordine contenute nello Statuto: l'impegno in un cammino che accresca e coltivi la Fede in Cristo e il sostegno materiale alla Terra Santa mediante quote volte a finanziare di progetti quali scuole, oratori, parrocchie, unità abitative e altro. Cavalieri e Dame si diventa dopo un periodo di frequentazione delle attività volto a permettere agli aspiranti di conoscere e approfondire origini, natura e intenti di un'Ordine di sub-collazione pontificia. A Sassari l'OESSG si riunisce in via ordinaria due volte al mese con incontri diretti dal Priore, Mons. Giancarlo Zichi e coordinati dal Delegato Leonardo Tilocca.

venerdì 9 novembre 2012

Non abbiamo il diritto di abbandonare le speranze

Non abbiamo il diritto di abbandonare le speranze. L'idea di disinteressarci del futuro, di gettare la spugna o semplicemente di rivolgere il nostro sguardo altrove è oggi una tentazione fortissima.
Lo dimostrano anche i dati delle recenti elezioni siciliane, oltre il 52% dei cittadini hanno ritenuto inutile esprimere la propria preferenza. Se poi sommiamo a questi quelli che hanno votato per il Movimento 5 Stelle, raggiungiamo quasi il 70% di cittadini che non hanno accordato la loro preferenza ai partiti esistenti fino ad oggi.
Ma analizziamo un attimo la situazione. Questi dati, sotto certi aspetti sconvolgenti, rendono palese ciò che già era nell'aria. I cittadini attribuiscono ai partiti che fino ad oggi hanno governato, un sostanziale fallimento. E non solo. Riconoscono loro anche una certa dose di malafede. Come dire, hai fallito in quello che dovrebbe essere l'obiettivo della Politica, e lo hai fatto anche in malafede. Ovviamente non è mai corretto generalizzare, ma questo sentimento traspare dalle ultime consultazioni.
I cittadini non sono più arrabbiati, lo erano, non sono più indignati, forse lo erano, sono rassegnati. E' la rassegnazione all'idea che niente possa cambiare a portarci a non votare autoconvincendoci di fare un torto a chissa chi. Ma in realtà il non votare a chi giova? E chi danneggia?
Allora, sicuramente giova a quelli che “possiedono” i voti e che li vendono. Quindi i voti venduti dalla criminalità organizzata, se pochi elettori vanno a votare, ci rendiamo conto del peso che assumeranno? Esprimeranno personalità politiche ai vertici, senatori, ministri forse. Questo perchè quei voti in percentuale peseranno di più del passato. Quindi risposta uno: giova alla criminalità organizzata. Poi gioverà a chi, con logiche clientelari, ha un “proprio” bacino di voti, tenuto al guinzaglio grazie a contratti di lavoro a tempo determinato, che rendono le persone ricattabili e bisognose del continuo intervento del capo bastone di turno. Quindi, risposta due: giova al vecchio modello di politico faccendiere.
L'astensione invece chi danneggia? Certamente danneggia chi prova a impegnarsi per cambiare e che vuole sfidare l'idea del “tanto non è possibile”. Questo perchè chi vuole fare piazza pulita non conta certo su uno zoccolo duro di voti, l'unica speranza è riposta nei cittadini i quali, stanchi di quanto visto fino ad oggi, con il loro voto vogliano cambiare qualcosa (qualcosa e non tutto, è già un grande passo).
La conclusione è che se non votiamo aiutiamo la criminalità organizzata, ostacoliamo il rinnovamento della classe politica e stronchiamo sul nascere ogni germoglio del cambiamento che parte dal basso e che, partendo appunto dal basso, non dispone di grandi mezzi finanziari ma fa leva solo sull'idea che in democrazia il popolo decide chi governa, non i capitali, non le tv, non i giornali, non le fondazioni, non le banche, i cittadini. In questo scenario, non abbiamo il diritto di abbandonare le speranze.
E poi un'altra cosa. Guardando mio figlio che dormiva, ho visto in lui la naturale voglia di futuro. Il desiderio di scoprire, di crescere, di sperare, di sognare. Ho capito, in quel momento, che non è nella mia disponibilità scegliere se impegnarmi perchè il nostro quartiere, la nostra città, il nostro Paese, il mondo, migliorino. Non ho il diritto di lasciare che le cose siano. Ma anzi, ho il dovere di provare a cambiare, di ragionare per capire sempre se necessario quale è il male minore. E non mi interessa “vederlo sistemato”, perchè sarebbe un obiettivo minuscolo e miope, che non giustificherebbe tanti sforzi, ma invece mi batte il cuore forte nel volere per tutta la sua generazione e per quelle che stanno nascendo in questo momento una società un po' più equa, un po' più viva, dove amare, sperare, sognare, realizzare non siano solo verbi ma quotidiana realtà. Possiamo e dobbiamo ripartire, anche da un voto.
(Articolo apparso come editoriale di Libertà, giornale dell'Arcidiocesi di Sassari, il 30 ottobre 2012)

sabato 21 gennaio 2012

Cooperatori con Dio. La Famiglia secondo Giovanni Paolo II


Era il novembre del 1981, quando il Santo Padre Giovanni Paolo II nel suo studio in Vaticano ultimava la lettera apostolica Familiaris Consortio, documento che si concentra sui compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi. Oggi dopo trent'anni la Familiaris Consortio è ancora estremamente attuale. Ciò che colpisce è l'innalzamento e l'immenso rispetto nei confronti della coppia che trasuda dalle parole del Santo Padre.

Ogni atteggiamento di pressapochismo e di superficiale o distratto accostamento al sacramento del Matrimonio e alla vita di coppia viene spazzato via dall'approccio del Papa Beato. Ci si trova di fronte ad una meticolosa descrizione di ciò che la famiglia è. “Famiglia, diventa ciò che sei”, è un'esortazione che oggi è quanto mai attuale. Per la famiglia “diventare” ciò che “è” comporta una presa di coscienza importante, è un invito a divenire consapevoli della grandezza che l'unione di due esseri umani assume anche in chiave universale, divenendo parte dell'Alleanza del Signore con l'umanità. Si tratta di andare estremamente a fondo nell'approccio con la stessa esistenza e in quella natura che ci “costringe” ad amarci per dare seguito alla nostra specie. Si legge: ”Nella sua realtà più profonda, l'amore è essenzialmente dono e l'amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca «conoscenza» che li fa «una carne sola» (cfr. Gen 2,24), non si esaurisce all'interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di sè stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente della unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre.” Cosa ci può essere di più grande dell'essere cooperatori del Signore e quale immagine più dolce potremmo trovare per definire un figlio del “riflesso vivente dell'amore dei genitori”? E ancora: “Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a divenire per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef 3,15). Non si deve, tuttavia, dimenticare che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi di altri servizi importanti alla vita della persona umana, quali ad esempio l'adozione, le varie forme di opere educative, l'aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati.”
Concetto più forte per spiegare la grandezza del dono della procreazione non ci potrebbe essere. Il concetto di due esseri umani che per donare la vita diventano partners del Signore ci pone di fronte al grande mistero di una nuova vita. Il Signore non genera la vita senza l'ausilio dell'essere umano. Anche nel caso del Suo Figlio, pur segnando in quel caso la Sua azione in misura molto più rilevante, non ha rinunciato alla cooperazione con l'essere umano, chiamando Maria ad accettare il ruolo che per Lei era stato riservato dall'inizio dei tempi. Ma anche in quel caso, pur preservando l'eccezionalità dell'evento non volle rinunciare alla fondamentale cooperazione della coppia, chiedendo a Giuseppe un infinito atto di fede e di amore, chiedendogli di accettare il soprannaturale nella sua vita, di rispondere affermativamente a ciò che sarebbe stato inspiegabile per tutte le persone che lo circondavano e che non avrebbero capito.
I coniugi “mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio”; si tratta di inquadrare l'unione carnale di due esseri umani nel mistero dei tempi e della Storia dell'Uomo. Figuratamente vediamo la coppia che va oltre sè stessa, chiamando all'interno della propria unione l'azione di Dio che trasforma in codici umani il grande dono divino di una nuova vita.
Quest'anno, a fine maggio, si terrà a Milano il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. L'incontro precedente fu a Città del Messico nel 2009. Oggi più che mai c'è bisogno di parlare di famiglia, la crisi economica mondiale tinge sempre più di incertezza il futuro delle classi più giovani, è necessario intervenire con politiche a sostegno delle famiglie e dei giovani che desiderano costituirne una. Se la Sardegna è una delle zone con il più basso tasso di natalità al mondo urge modificare qualcosa, a partire dalla nostra regione. C'è anche chi, al di là delle oggettive difficoltà, non sente l'esigenza di formare una famiglia o valuta che i tempi non siano rosei per dare al mondo un figlio. Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, con parole che sembrano descrivere la situazione che oggi ci troviamo a vivere, ci dice chealcuni si domandano se sia bene vivere o se non sia meglio neppure essere nati; dubitano, se sia lecito chiamare altri alla vita, i quali forse malediranno la propria esistenza in un mondo crudele, i cui terrori non sono neppure prevedibili. (…) Altri ancora, imprigionati come sono dalla mentalità consumistica e con l'unica preoccupazione di un continuo aumento di beni materiali, finiscono per non comprendere più e quindi per rifiutare la ricchezza spirituale di una nuova vita umana. La ragione ultima di queste mentalità è l'assenza, nel cuore degli uomini di Dio, il cui amore soltanto è più forte di tutte le possibile paure del mondo e le può vincere.”

giovedì 5 gennaio 2012

Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La Sardegna diventa Luogotenenza

Domenica 30 ottobre nella chiesa di San Giuseppe in Sassari si è svolta la solenne Celebrazione Eucaristica in onore della Beata Vergine Maria Regina della Palestina, patrona dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Erano presenti alle celebrazioni la Sezione Sardegna Nord dell'OESSG, organizzatrice dell'incontro, con le delegazioni di Sassari, Nuoro e Oristano e i rappresentanti della Sezione Sardegna Sud e della Luogotenenza per l'Italia Sardegna. Il corteo di Cavalieri e Dame con i rispettivi vessilli ha sfilato lungo via Mons. Masia per entrare in chiesa attraverso il portone principale. Il Preside Sebastiano Casu ha introdotto la cerimonia con la Preghiera a Nostra Signora Regina della Palestina.
Nel contesto delle celebrazioni è stato ufficializzato il nuovo assetto territoriale dell'OESSG nell'isola. Di recente la Sardegna, in precedenza parte della Luogotenenza per l'Italia Centrale Sardegna, è divenuta una Luogotenenza a sé stante, ovvero Luogotenenza per l'Italia Sardegna. Questa decisione del Gran Magistero denota in maniera chiara la grande considerazione di cui gode la Sardegna e le aspettative che si rivestono nella crescita dell'Ordine sul territorio. Si è arrivati a questo importante traguardo attraverso le pluriennali attività discrete e costanti degli appartenenti all'Ordine, impegnati in un percorso di crescita spirituale e nel sostegno economico alla Terra Santa. Per meglio comprendere l'importanza di quanto avvenuto si consideri che Luogotenenze al pari della Sardegna oggi sono l'intera Francia, l'Austria, la Svezia, il Portogallo, la Polonia, la Germania, l'Inghilterra insieme al Galles, la Colombia, l'Argentina.
La Luogotenenza per L'Italia Sardegna a sua volta comprende due sezioni, la Sezione Sardegna Nord e la Sezione Sardegna Sud. All'interno della celebrazione di domenica 30 ottobre il celebrante S. E. Rev.ma Mons. Paolo Atzei, Gran Uff.le dell'Ordine, ha benedetto il vessillo della neo istituita Sezione Sardegna Nord della quale egli stesso è il Priore. La Sezione è stata inoltre intitolata al Beato Giovanni Paolo II. Si legge dalla pergamena ufficiale la motivazione: il Beato con il suo scritto del 2 marzo 2000 concesse al Nostro Ordine la Personalità Giuridica Vaticana e stabili la Sede dell'Ordine nello Stato della Città del Vaticano, sottolineando così l'inclusione formale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme nella Chiesa Universale. L'Arcivescovo ha inoltre dedicato una profonda omelia alla Regina della Palestina, ricordando appunto il fortissimo legame tra la Vergine Maria e quella Terra Santa che l'ha vista divenire non solo Madre di Dio ma la prima discepola, esempio per tutti noi ed essenza di tutto ciò che vorremmo essere.
Al termine della Santa Messa il Luogotenente S. E. il dott. Efisio Luigi Aste ha rivolto ai presenti un breve discorso. Dopo aver ufficializzato la nomina del Comm. Sebastiano Casu, già Delegato di Sassari, al ruolo di Preside della Sezione Sardegna Nord, del Comm. Paolo Mulas alla guida della Delegazione di Sassari, e del Comm. Leonardo Tilocca a rappresentante della Sezione all'interno del Consiglio di Luogotenenza, il Luogotenente ha voluto fare un quadro delle attività recenti dell'Ordine e dei prossimi impegni. Ha proseguito poi facendo riferimento ai progetti che l'OESSG direttamente o tramite il Patriarcato Latino di Gerusalemme porta avanti, compresi quelli che prevedono la costruzione di unità abitative, di cui Beit Safafa è un esempio (il progetto di Beit Safafa è il più grande progetto immobiliare destinato alla popolazione araba di Gerusalemme. Il Patriarcato latino, promotore dell'iniziativa, attraverso di essa intende contenere il crescente esodo dei cristiani dalla Terra Santa. Le prime abitazioni dovrebbero essere consegnate in meno di un anno). Il Luogotenente ha inoltre ringraziato il già Delegato di Sassari Comm. Prof. Vincenzo Picci per il grande impegno profuso.
Numerose le autorità presenti, tra le quali l'On. Beppe Pisanu, il Comandante provinciale dei Carabinieri Col. Francesco Atzeni, il Procuratore Generale dott. Claudio Lo Curto, l'ex presidente della Regione Sardegna Italo Masala, l'On. Arturo Parisi, il Comandante della Gdf Col. Corrado Pillitteri, una rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta guidata dal dott. Carlo Pilo. Erano inoltre presenti numerosi esponenti dell'imprenditoria locale e delle attività economiche. Il Luogotenente ha concluso recitando insieme ai presenti la Preghiera del Cavaliere.

Riportiamo il pensiero del neo Preside Sebastiano Casu circa alcuni punti chiave
Comm. Casu, Lei è e rimarrà sempre il primo Preside della Sezione Nord Sardegna. Un onore personale che comporta però anche una grande responsabilità.
Ne sono cosciente. E' certamente un onore e una responsabilità insieme. A questa responsabilità intendo rispondere in maniera fattiva. Sono convinto che con questa gratificazione per il lavoro svolto, nel passato, da noi tutti della Delegazione di Sassari, si debba lavorare, in futuro, con maggiore volontà e determinazione per il raggiungimento degli obiettivi generali dell'Ordine che sono, in definitiva, quelli impartiti attraverso il Gran Maestro, dalla nostra Madre Chiesa.
Gli obiettivi dell'Ordine Equestre del Santo sepolcro di Gerusalemme sono la crescita spirituale degli appartenenti e il sostegno economico concreto alla Terra Santa. Quali sono invece gli obiettivi nel territorio?
Il primo obiettivo è operare per una crescita dell'Ordine, con prudenza e attenzione nella selezione e nell'accoglienza di nuovi appartenenti, certamente con l'intento di accrescere la presenza qualificata di nuovi Cavalieri nel Nord Sardegna. Un altro obiettivo è senza dubbio incrementare gli incontri con le guide spirituali per il conseguimento di una maggiore cultura dei testi sacri e della Dottrina della Chiesa. Ritengo poi che sia necessario impegnarsi fattivamente nelle Parrocchie e nelle varie Diocesi per aiutare la nostra chiesa locale. Inoltre, far si che vi sia una forte coerenza degli appartenenti all'Ordine nella vita normale di tutti i giorni. E' infatti di estrema rilevanza che per un Cavaliere o una Dama dell'OESSG vi sia una perfetta correlazione tra ciò che dice e ciò che fa, nel quotidiano e, in obbedienza alla Santa Romana Chiesa, difendere sempre i nostri valori religiosi.
Che senso ha oggi far parte di un ordine cavalleresco che, anche se riformato nel 1847, ha le sue radici nella Gerusalemme del secolo XI?
Il senso è ricordare a tutti che il Sepolcro è vuoto. Noi portiamo avanti un discorso che parte da Gesù Cristo, dalla sua dottrina, dalla sua Resurrezione e, in quest'ottica i secoli che passano nulla tolgono al suo valore. Viviamo un'epoca caratterizzata da una crisi economica globale e che sembra ignorare molti valori Cristiani e dove la carità è bandita. Oggi noi vogliamo sottolineare che quei valori e quella dottrina di duemila anni fa restano intatti e necessari sempre più. Dobbiamo lavorare per dimostrare che come si è all'esterno si è anche nell'interiorità e nella vita privata. I valori cristiani nei quali crediamo devono dunque tradursi in vita concreta, nel lavoro, in famiglia, in politica, nei rapporti sociali. In duemila anni il mondo è cambiato ma resta sempre valido e attuale il messaggio di Cristo. Testimoniarlo è il senso della nostra appartenenza all'Ordine.

Il contadino folle

Tempo fa in un luogo non lontano da qui, visse un contadino. Per tutta la vita, sin da giovanissimo, aveva lavorato duramente la terra. Aveva realizzato, con disciplina e costanza, un discreta fortuna, e un'azienda che gestiva una gran quantità di terreni. Si era conquistato la stima della gente del suo paese, e aveva insegnato il mestiere a molti giovani, divenuti con il tempo ottimi contadini.
Il contadino diventò anziano, con una rendita importante che gli veniva dall'attività della sua azienda, ormai gestita da altri per lui. Alcune voci iniziarono a serpeggiare tra la gente. "E' diventato pazzo" - si raccontava - "Il troppo denaro gli ha dato alla testa".
L'uomo non aveva bisogno di lavorare, avrebbe potuto oziare tutto il giorno, vivendo comunque un'esistenza agiata fino alla fine dei suoi giorni. Invece si alzava prestissimo al mattino, e se ne andava a spasso per terreni aridi e sterili gettando semi, rivoltando la terra e irrigandola.
Apparentemente non dava segni di squilibrio, ma le persone dicevano tra loro "Conosce meglio di chiunque altro queste terre, sa benissimo che i terreni dove sta seminando sono aridi e sterili da generazioni. Ha perduto il senno". Nessuno, incontrandolo, osava però toccare l'argomento. Tutti erano concordi nell'affermare che la sua follia non fosse riconoscibile all'esterno. Ma c'era.
Un giorno, un gruppo di donne mandò un bambino a chiedere cosa stesse facendo il vecchio contadino.
"Ciao signore, che fai?"
"Pianto dei semi.  E prego perchè diano frutto." Rispose il vecchio.
"Ma non lo sai che qui non cresce niente da generazioni?".
Il vecchio si chinò, e guardo negli occhi il bambino. "Sai - iniziò con grande calma - per tutta la vita ho lavorato la terra. Ho tanti terreni, che danno molti frutti. Ho guadagnato molto bene e ancora guadagno tanto, perchè c'è chi lavora per me. Da ragazzo, lavoravo tanto perchè sognavo una famiglia, una bella casa e i soldi sicuri tutti i mesi. Ho raggiunto questi obiettivi tanti anni fa. Oggi però ho capito che è facile ottenere tanto da terreni curati ogni giorno da tanti anni con molto lavoro. Questi terreni invece, che tu dici essere aridi e sterili da generazioni, sono poco distanti dai miei. Ma non sono di nessuno. Le persone, tanti anni fa, decisero che erano sterili, e li abbandonarono al loro destino."
Il bambino ascoltava con attenzione, sapendo di dover riferire alle donne che lo aspettavano. Le rughe scure nel viso del vecchio lo tenevano imprigionato, come legato dal susseguirsi delle sue parole che gli vorticavano intorno.
"Oggi sono anziano - il vortice misterioso proseguiva - e ho imparato una cosa. Non vivrò ancora per molto. E cosa avrò lasciato? Una bella azienda, dei bravi contadini, dei soldi, dei mattoni. Ma la gente ha sempre saputo che la terra buona, coltivata dà i suoi frutti. Lo sapeva prima che io esistessi, e continuerà a saperlo dopo di me. Questi terreni in cui lavoro tutti i giorni adesso, possono dare frutto. Nonostante la gente sia convinta del contrario per un'idea che si tramanda di generazione in generazione. Allora per questo io semino questa terra brulla, spinosa, secca. Perchè varrà molto di più una piantina nata qui, che tutte le mie terre rigogliose."
Il bambino andò via pensando che per lui il vecchio non era pazzo. 

Strana realtà

Viviamo una strana realtà. Chi appare, spesso a dispetto delle apparenze, non ha e non può. Chi ha e può molto, spesso non appare.

L'orgoglio

Può essere di aiuto quando non riusciamo a reagire, ma non lasciamo che cresca senza controllo, finirà col renderci prigionieri, impedendoci di agire come vorremmo.